V-Voci del mio viso
progetto fotografico di Carlotta Cicci
'Lo specchio mi restituisce senza alcun commento
Vorrei qualcosa che non avesse bisogno di forma
Speranza velenosa
Sono la temperatura dell’alba che va via
Sono miele della mia guerra
Le ombre hanno riconsegnato alla mia pelle ogni più cruda verità
Io sono per sempre la mia infanzia interrotta
Il gemito nettissimo della tenerezza rubata
La zampata
Il lago nero
Il mio sguardo
Gli oggetti fanno rumore e io non posso parlare
Come recuperare peso e colore?
Ho un’altra fronte?
Implacabile il tempo che si spegne
Sgomento il tempo che si accende
Dodici rintocchi interminabili non segnalano questo cambio tempo
Il mio sospetto tramuta il suo enigma e le infinite sorti che mi riguardano
Sono condannata condannabile e struggente
Labile e annoverabile il mio corpo
Ho vene di uccelli
L’anima scomposta
Pelle bianca
Da qualche parte è caduto il mio viso
Forse sul banco dei pesci
Tra qualcosa che ricordi l’argento
Un’immagine scomparsa nei percorsi delle mani
Perchè è semplice
Oggi dovrebbe essere soltanto oggi'
(Carlotta Cicci)
Nel 2006 ricordo che non mi bastava più scrivere infinite parole, chiuse nei cassetti, su quaderni e fogli sparsi. Non mi bastava più parlare.
Avevo bisogno di compiermi in uno scavo più silenzioso, più corporale, più istintuale, e il mio viso è diventato il canale parallelo della mia ricerca.
Così dopo 12 anni, mi sono ritrovata colma delle mie tracce, dei miei mutamenti, della mia corsa costante, delle mie dimensioni, del mio essere e del mio mondo costantemente riflesso nell'enigma del mio viso che interroga e afferma.
In un'esistenza complessa e imprevedibile, che mi ha trovato sempre frontale, dal mio scrigno dove a tratti 'il mio stare sola' ha simboleggiato non una scomparsa, ma l'unico tempo e spazio capace di farmi ascoltare tutto. Senza interferenze.
Mi sono imposta sempre la verità, anche la sua imprudenza, partendo prima di tutto dalla mia, senza sconti, con il tempo degli errori, delle giuste cause, delle cadute, delle risalite, delle scelte, del sentire.
Passando semplicemente per questo ambiguo vivere, nel turbine di tutte le sue vicende e origini insidiose, le dimensioni svanite e i segni rimasti sotto pelle, guidata dal mio ininterrotto percepirmi, questa vastità ha preso il corpo di un vero progetto sotto forma di viaggio esistenziale, capace di tracciare una mappa.
Carlotta Cicci